martedì, ottobre 16, 2012

Miss LaMotte




CAPITOLO QUINDICESIMO

......La signora vestiva con eleganza, anche se non secondo gli ultimi dettami della moda; indossava un abito di mussola grigia a righe sul quale aveva gettato uno scialle indiano con motivi cashmere blu marino e blu pavone su uno sfondo grigio tortora; aveva un cappellino di seta grigia, sotto la cui falda sbucavano alcuni boccioli di seta bianca. Era biondissima, di carnagione pallida, con occhi non eccessivamente grandi di uno strano verde, cangiante con il variare della luce.
Non si poteva dir bella: il viso era troppo lungo per essere perfetto, e non nel primo fiore della giovinezza, benchè le ossa avessero un bel taglio e la bocca una curva elegante, non un imbronciato bocciolo di rosa. I denti erano un po' grandi per un gusto esigente, ma erano forti e bianchi.
Era difficile dire se fosse sposata o nubile, e difficile anche decidere la sua condizione sociale. Tutto in lei era curato e scelto con gusto, senza eccessive concessioni alla vanità ma senza anche rivelare all'occhio curioso alcun segno di povertà o parsimonia. I guanti bianchi erano di morbido capretto e senza segni di usura. I piccoli piedi, che sbucavano di tanto in tanto quando il movimento della carrozza faceva ondeggiare l'ampia campana della gonna, calzavano un paio di lucidi stivaletti allacciati di cuoio verde smeraldo. ... 
 
      .....- spero che accetterete questo anello. E' un anello di famiglia - apparteneva a mia madre. E' una semplice vera d'oro, con delle margherite in rilievo.
     -Anch'io ho portato un anello. Apparteneva a una prozia, Sophie de Kercoz. Ha una pietra verde - guardate, giada - una pietra semplice, con una S incisa.  ....
     Le tolse il piccolo guanto bianco e infilò la vera accanto al bell'anello con la pietra verde, così che i due rimasero vicini. .......
.....Era stata distante e irrangiungibile, una principessa nella torre, e tutto il lavoro della sua immaginazione era stato dedicato a renderla presente, nella sua interezza, alla propria mente e ai propri sensi, la sua vivacità e mistero, la sua bianchezza, che faceva parte del suo forte magnetismo, e la luce verde di quegli occhi penetranti o imperscrutabili. .......
.....La studiava. Esaminava i pallidi boccoli sulle tempie. Il loro lucido oro-argento sembrava possedere una sfumatura, un accenno di verde, non il verde rame della decomposizione, ma un pallido verde-linfa di vita vegetale, che striava i capelli come corteccia argentea di giovani alberi, o ombre verdi in verdi trecce di fieno novello. E gli occhi erano verdi, verde bottiglia, verde malachite, verde nebuloso d'acqua di mare agitata e torbida di sabbia. E sopra, le ciglia, d'argento, ma abbastanza folte da costituire una presenza visibile. Un viso non indulgente. Non c'era indulgenza in quel viso. Un viso dal taglio regolare, non bello, piuttosto marcato, così che le tempie e gli zigomi obliqui erano pronunciati e nettamente ombreggiati, ombre azzurrine, che nell'immaginazione lui sfumava sempre anche di verde, ma non era così. .......



.....La tappezzeria della stanza da letto era una fioritura di gigantesche rose su uno sfondo verde-cavolo. Cerano un tavolino da toeletta, un armadio, un'alcova chiusa da tende, una poltrona con braccioli imbottiti e gambe ricurve, e un grande letto d'ottone su cui vari materassi di piume giacevano maestosi, come a separare una principessa da un pisello. In cima a tutto ciò lei aspettava seduta, sbirciando da dietro un rigido copriletto bianco all'uncinetto e una trapunta patchwork tirata sul petto. Niente <<sacco>> qui, ma una camicia da notte accollata di batista bianca, con fitte piegoline stirate, baste e orli di pizzo al collo e ai polsi, chiusa con una fila di minuscoli bottoni di stoffa. Il viso era bianco e risoluto e vagamente luccicante al chiarore della candela, come avorio. Nessuna traccia di trucco. E i capelli. Così sottili, così chiari, così tanti, costretti dall'acconciatura in ribelli treccine zigzaganti, una nuvola al collo e sulle spalle che riluceva metallica alla luce della candela, catturando una sfumatura, eccola, ancora una volta verde, il riflesso di un grosso portavaso smaltato con una rigogliosa felce dalle foglie lamellate. Lo osservava in silenzio.
    Non aveva sparpagliato oggetti femminili per la stanza o su ogni superficie, come avrebbero fatto molte donne. Su una sedia c'era una specie di tremolante gabbia afflosciata, la crinolina, con i suoi cerchi metallici e le sue cinghie. Sotto di essa, gli stivaletti verdi. Non una spazzola, non una boccetta. ......

 



.....Marciò indomita sulla brughiera, abbandonata la crinolina e metà delle sottane, con il vento che le scompigliava i capelli chiari. .....Si era segnata sui suoi piccoli taccuini i nomi femminili delle Meres, le pietre verticali che incontravano sulla brughiera. ......La marea era alta, e dovettero procedere ai piedi della scogliera a strapiombo. Lui la osservava muoversi rapida e sicura. Teneva le braccia tese sopra la testa, le sue piccole forti dita si afferravano a fessure e appigli, i piedi minuscoli negli stivaletti cercavano un cammino sicuro sulle rocce scivolose sotto di lei. La pietra era una singolare ardesia color canna di fucile, striata e a falde, priva di riflessi, eccetto dove l'acqua sgocciolava e filtrava dall'alto, portando con sé tracce rossicce di terra. Gli strati di grigio erano pieni delle regolari spirali rugose delle colonie di ammoniti incastonate in essi, forme pietrificate di vita, forme viventi nella pietra. La sua chiarissima testa, incoronata dalle trecce, sembrava riprodurre quelle forme. L'abito grigio, con le sottane scompigliate dal vento, si fondeva quasi con il grigio della pietra. .....
.....Su quella costa si trovano pietre rotonde di molti tipi di roccia, basalto nero, graniti di vari colori, arenarie e quarzi. Lei ne fu affascinata, riempì la cesta da pcnic di un loro assortimento, come proiettili di cannone, un nero carbone, un oro sulfureo, un grigio gessoso, che sott'acqua rivelava una sceziatura di purissimo rosa traslucido. - Le porterò a casa, - disse, - e le userò per fermare le porte e trattenere i fogli del mio vasto poema, vasto almeno per volume di carta. .......
POSSESSIONE
Una storia romantica 
di A.S Byatt
EINAUDI


(Credits : Victoriana Magazine, V&A Museum, Rococò Revisited, Abiti Antichi)

2 commenti:

Dans ma bulle ha detto...

This hat is splendid with delicate colored flowers!!!!

BLANCHE ha detto...

Yes, it's true! I try to translate images with the description of the character that the writer we argue with his verses. Thanks for leaving a comment. I fully understand that these are my notes boring, but for me it is essential to remind you that I want to recreate the interior.